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Spreco

Al macero per motivi estetici

Secondo uno studio dell’università di Edimburgo un terzo dell’ortofrutta prodotta in Europa è condannata al macero esclusivamente per motivi estetici. Si tratta di quasi 50 milioni di tonnellate di frutta e verdura perfettamente commestibile, semplicemente buttata perché non conforme agli standard della grande distribuzione. Eppure i clienti sono spesso pronti ad acquistare questi prodotti non proprio perfetti, seppur ad un prezzo minore. Lo studio, pubblicato sul Journal of Cleaner Production, sottolinea come a questo spreco all’inizio della filiera debba essere aggiunto quello domestico di consumatori schizzinosi.

Perché l’ortofrutta va al macero In Europa 10 prodotti ortofrutticoli – tra cui mele, agrumi, kiwi, lattughe, indivie ricce e scarole, pesche e nettarine, pere, fragole peperoni dolci, uve da tavola e pomodori – rientrano in 3 categorie:

  • Categoria extra: si intende quella frutta considerata di qualità superiore, che presenta dimensioni e forma uniformi, senza difetti alla vista.

  • Categoria I: in questa fascia sono ammessi dei piccoli difetti nella forma e imperfezioni sulla parte superficiale.

  • Categoria II: qui rientra tutta l’ortofrutta considerata di qualità mercantile, con difetti di forma evidenti e variazioni nella colorazione.


Di queste tre categorie la grande distribuzione accetta quasi esclusivamente le prime due, mentre l’ultima è appannaggio dei più piccoli fruttivendoli. Il problema è che gli agricoltori a monte della filiera non possono essere certi che tutto ciò che coltiveranno risulterà presente nelle prime categorie, quindi seminano e raccolgono di più per compensare. L’ortofrutta che arriva in eccesso, circa un terzo della produzione complessiva, viene scartata per motivi estetici e finisce molto più facilmente al macero che nei piccoli negozi.

I consumatori sono schizzinosi? Ma cosa ne pensano i consumatori di questo spreco alimentare esclusivamente per motivi estetici? National Geographic ha intervistato a riguardo Silvia Gaiani, ricercatrice nel dipartimento di Scienze e tecnologie agro-alimentari: «È stato dimostrato che i consumatori, soprattutto se la frutta non perfetta viene messa in vendita a un prezzo più basso, sono molto propensi ad acquistarla».

A casa però le cose cambiano: secondo uno studio condotto dalla ricercatrice esistono 9 profili diversi di consumatori, alcuni dei quali arrivano a buttare fino a 12 euro di cibo a settimana. Al polo opposto invece c’è chi sta molto attento, portando la media complessiva a circa 5 euro di alimenti cestinati ogni sette giorni. Una quantità comunque impressionante, soprattutto se sommata a quella che viene scartata durante tutta la filiera.

D’altra parte è anche vero, come sottolinea Lorena D’Annunzio, dirigente di Unaproa, l’Unione nazionale tra le organizzazioni dei produttori ortofrutticoli, è cambiato il nostro modo di scegliere frutta e verdura: «Oggi si usano gli stessi parametri che applichiamo a una camicia o un paio di scarpe: è solo una questione estetica.» Sono veramente finiti i tempi in cui si odorava un frutto per decidere se fosse buono o meno?


fonte: dal web

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